giovedì 1 ottobre 2009

Femili Bencher Dei (Prima parte)


Ovviamente la vignetta non poteva essere mia, ma di Ignazio Piscitelli su Millevignette.



Ultimamente sto ricevendo e rispondendo a molte offerte di lavoro. Solitamente il metodo di aggancio dell'azienda tipo è costituito dal connubio telefonata+mail, in tono formale ma cortese, del genere: "Gentile Dottor Pincopallo, gradiremmo avere un colloquio per lei per verificare se è abbastanza alla canna del gas per accettare uno stage pallosissimo, pagato male e senza alcuna possibilità di assunzione.".

In uno di questi giorni mi arriva un messaggino sul cellulare. Sulle prime penso sia uno della mia compagnia di poker che ha finalmente trovato il pollo da spennare; poi guardo meglio il messaggio e con mio sommo stupore leggo: "Buongiorno,Banca Mediolanum le ha inviato un E-Mail con una proposta lavorativa. Se interessato risponda a blablabla@bancamediolanum.it Cordialità".

Le nuove tecnologie sono meravigliose: perchè tediarsi a parlare per più di due minuti con lo sfigato di turno, quando in tre secondi puoi liberartene con un "Invia a tutti"?

Leggendo l'email, mi rendo conto di essere finito fra gli eletti degni di entrare a far parte della grande squadra dei Family Banker, che, per chi non lo sapesse, è solamente una roboante denominazione di uno sfigato il cui compito è quello di truffare la gente ancora più sfigata di lui, rifilando loro fondi di investimento composti da bond argentini, azioni Parmalat e derivati legati ai subprime del mercato immobiliare statunitense. Nell'email mi si ricorda anche che è "raccomandato" un abbigliamento formale; evidentemente temono che qualcuno si presenti in tuta da ginnastica.

In ogni caso, è una occasione più che unica non solo per farmi quattro risate, ma anche per effettuare un ennesimo studio antropologico sui simpatici esseri che lavorano (o aspirano di lavorare) presso Mediolanum.


Arrivato al fatidico giorno, dopo aver bestemmiato come un turco per arrivare in quel postaccio infame circondato dal nulla e dalle zanzare che prende il nome di Milano 3, mi reco nella sede della Banca, e osservo una quintalata di aspiranti Family Banker tenuti a stento a bada da un tipetto della sechiuriti che, al suono di "qui c'è gente che lavora", controlla che tutti cruogiolino bene al sole fino a cottura avvenuta.

L'enorme quantità di candidati è compensata dalla qualità: c'è chi si è fatto accompagnare dalla mamma, chi dal fidanzato (generalmente un essere tatuato che si aggira sui duecento chili), chi ha cercato posto all'Esselunga ma niente da fare, chi presumibilmente si è laureato nella terza guerra d'indipendenza e così via.
I casi sono due: o la crisi è veramente grave, o la selezione non è esattamente rigorosa.

Faccio conoscenza con due neolaureati in legge, che stanno sperimentando il meraviglioso mercato del lavoro italiano.
Il primo lavora come stagista, per duecento euro al mese, in uno studio legale, e sta pensando di migliorare la sua condizione patrimoniale andando a raccogliere pomodori in Puglia assieme agli immigrati clandestini.
Il secondo se la sta giocando con un santone indiano per il Guinness dei Primati di digiuno, visto che l'avvocato per cui lavora è Zio Paperone in incognito e con il rimborso che gli passa per il pranzo può al massimo raccogliere le briciole dei panini degli altri avventori sui tavoli del bar.

Quando finalmente la direzione pensa che abbiamo sofferto abbastanza, ci fa entrare a dieci alla volta. Scopriremo poi che il motivo era che la sala in cui avremmo dovuto soggiornare era occupata da dei tizi che discutevano di come beccarsi i capitali tornati in Italia grazie allo scudo fiscale.

Entrato finalmente dentro, osservo un mirabolante cartellone a forma di cerchio, con i colori della bandiera italiana sullo sfondo, in cui c'è scritto "Noi siamo di Banca Mediolanum". E' il patriottismo 2.0, bellezza.

Facciamo la fila come vitelli al banco della reception per dare il nostro nome; al suddetto banco sta (come io e i due laureati in legge lo abbiamo soprannominato) Brutus, un incrocio fra il mostro di Frankenstein e Ivan Drago. Evidentemente la notevole prestanza fisica è stata ottenuta a scapito di quella intellettuale, visto che le uniche parole grugniti che Brutus riesce a pronunciare sono "si accomodi sul divano".

Non è necessario specificare che i due posti disponibili del divano erano già stati occupati un paio di ere geologiche fa.

Sempre seguiti dallo sguardo attento di Brutus, scendiamo in una specie di scantinato; l'impressione è che vogliano testare quante persone possono stare in una stanza di cinque metri per cinque senza morire asfissiate. Dopo aver compilato uno stupido modulo anagrafico (ovviamente non sull'unico tavolo, già occupato da una ottantina di persone, ma sul muro, sulla schiena del compagno o sull'asse del cesso del bagno adiacente) possiamo finalmente entrare nell'agognata meta, la stanza dove si svolgerà la selezione vera e propria.

E, da quel momento, nulla sarà più come prima.

(FINE PRIMA PARTE)


Continua a farti del male qui.



5 commenti:

  1. Mi piacciono queste analisi antropologiche, anche se in ogni azienda l'atmosfera è uguale: gente di tutti i tipi volenterosa di fare colloqui, "interior design" (si dice cosi, no?) da anni 80 con pochissimi posti a sedere e ovviamente NIENTE DA MAGNAAAAAAAAAAAAAAARE sigh

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  2. L'ho letto tutto, fantastico! Io però lo sarei diventato tuo cliente...

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  3. @Diadorim: Grazie! Tuttavia non credo saresti diventato mio cliente; almeno, non dopo che ti avessi risposto alla domanda "Scusi, ma questo fondo "TrashYourCash" che mi sta proponendo è davvero buono?".

    Sai com'è, sono un tipo sincero....

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  4. Ahahah, bellissimo, t'ho messo d'imperio nella mia raccolta :D!

    http://www.yumeshima.net/board/index.php?topic=2347.msg52605#msg52605

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  5. Grazie mille!

    P.S. Ma tu sei QUEL Third Eye? Quello di L.M.? Ho letto la tua storia e ti assicuro che hai tutta la mia empatia dalla tua parte...

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Se hai qualcosa di abbastanza puerile, faceto e privo di senso da dire, accomodati.